La Mattanza di Favignana, con il suo antico metodo arabo della pesca del tonno, è una delle tradizioni più antiche ed affascinanti di Sicilia. Ti raccontiamo la sua storia: dalla storica tonnara di Favignana all'ultimo Rais.
Qualche estate fa passavamo la nostra estate a Favignana, nello splendido arcipelago delle Isole Egadi.
Un'isola che ci ha colpiti sin da subito per i suoi meravigliosi scorci e il suo mare, certo, ma anche e soprattutto per essere stata palcoscenico di una delle più famose tradizioni siciliane al mondo: la mattanza di Favignana.
Noi di Tripnacria abbiamo deciso di raccontartela, questa tradizione millenaria che ha fatto la storia della Tonnara più grande di tutto il Mediterraneo.
Sei curioso? Scoprila con noi!
Storia di una tradizione millenaria
Ah, le Isole Egadi! Terre di pescatori e spettatrici di tradizioni millenarie che non ci sono più, tradizioni che tra sangue e religione per secoli hanno costituito la fortuna economica di questi piccoli pezzetti di Sicilia.
Favignana, in modo particolare, nel tempo ha fatto molto parlare di sé ed ha attirato di anno in anno numerosi curiosi da tutto il mondo con il solo desiderio di assistere al millenario rito della mattanza, un antichissimo metodo arabo della pesca del tonno.
Come funziona la Tonnara di Favignana?
Immagina la tonnara come un insieme di stanze, all'apparenza accoglienti, alle quali si accede tramite un corridoio; il tutto, però, fatto di reti (una trappola mortale).
Le reti vengono calate in profondità per alcuni mesi e aspettano ansiose che il tonno, che ogni anno entra dall'Oceano nel mare di Favignana per riprodursi, si incanali ignaro.
Periodicamente le reti vengono controllate e con loro la quantità di vittime coinvolte in questo rito tanto suggestivo quanto crudele. Entrati nelle reti, i tonni vengono condotti da una stanza all'altra tramite manovre da parte dei "tonnaroti", fino a che giungono nell'ultima, la camera della morte.
E il suo nome dice tutto.
La tonnara è un impianto di pesca del tonno molto particolare e come tale necessita di attenzione e regole precise. Ogni barca ha il proprio posto e ogni uomo il suo compito.
I tonnaroti (a Favignana più di 70) dispongono le barche a quadrato e fissano attentamente i bordi delle reti alle fiancate delle imbarcazioni.
Il Rais (dall'arabo “capo”), responsabile dell'intera mattanza, si porta al centro del quadrato insieme ad altri due collaboratori per verificare l'arrivo dei tonni nella camera della morte.
Quando nella camera della morte vi sono entrati tutti i tonni, il gioco è fatto: per loro non c’è più via di scampo.
La rete viene innalzata e i pesci saliti in superficie vengono arpionati a braccia sulle imbarcazioni.
Alla fine della tragica pesca, una flotta di uomini sfiniti e ricoperti di sangue si lasciano accogliere dal mare che li ripulisce e rinfresca dopo tanta fatica; le barche in fila indiana ritornano ora silenziose verso lo stabilimento dal quale il pescato viene esportato nei mercati orientali e, in parte, venduto ai banchi di pesce fresco siciliani.
La Mattanza e l'ultimo rais di favignana
Non pensare che la mattanza sia solo una semplice pesca del tonno.
La mattanza è più che altro uno scenario, simile ad una tragedia greca, dove i protagonisti sono pinne e code che si dimenano disperate, braccia forti di uomini ferite, canti e litanie popolari, preghiere e acqua fatta di sale e sangue.
Una lotta alla sopravvivenza tra l'uomo e il pesce, una battaglia tra il più forte e il più debole, uno scontro straziante di sangue e fatica intinto di religione e tradizione vecchia quanto l’intera Sicilia.
E il Rais è solo un semplice capitano di ciurma? No, no di certo.
Egli è il saggio conoscitore del mare, delle sue correnti e dei venti; colui che ha studiato scrupolosamente per anni le abitudini dei tonni e il loro senso rotatorio in mare. Sulle sue spalle sono addossate tutte le responsabilità della riuscita dell’operazione: all'alba del giorno fatidico della mattanza, stabilisce se la giornata sia propizia o meno in base al tempo e al mare calmo.
E tutti, ma proprio tutti, lo seguono.
L’ultimo Rais, Gioacchino Cataldi (morto il 21 luglio 2018) e il suo amico tonnaroto Clemente Ventrone, hanno svolto il loro lavoro con estrema passione e dedizione; parlano del tonno con assoluto rispetto e della mattanza non come uno sterminio sanguinoso volto al divertimento, ma solo come mezzo di sopravvivenza che comporta una serie di profonde emozioni e riflessioni.
l'ultima mattanza (2007)
Nonostante l’importanza economica e culturale avuta nel corso dei secoli, i costi di manodopera e esercizio hanno reso complicata e pesante la gestione delle tonnare in Sicilia che a poco a poco sono diminuite e uscite poi completamente di scena.
Se a ciò aggiungiamo anche il problema della pesca intensiva molto spesso non regolamentata, la cosa si complica ancora di più.
Negli anni il numero di tonni è alquanto diminuito e quelli che giungono da queste parti sono pochi e piccoli.
A restare vivo è però ancora l’aspetto suggestivo e folkloristico di questa antichissima metodologia di pesca che, seppur fa discutere alcuni, è pur sempre un pezzo di storia siciliana e un mito da non dimenticare.
Siamo riusciti a suscitarti interesse su questo luogo? Allora dai un'occhiata al Tour Isole Egadi o al Weekend a Favignana in cui è compreso!
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